Medici & Burnout

Giovedì 30 Maggio 2019 16:15
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Medici, Burnout e Abbandono del lavoro ospedaliero

ORARI E TURNI INSOSTENIBILI,
I MEDICI OSPEDALIERI
TRA BURNOUT  E  ABBANDONO

"Notti in bianco, seguite da un riposo troppo breve prima di una nuova notte in corsia, da soli per 90 pazienti, con sulle spalle la responsabilità della salute e della vita dei pazienti. Il dover rispettare turni massacranti, il dover accettare decisioni altrui non corrispondenti alle proprie convinzioni, la mancata progressione economica,   sono tutte condizioni lavorative che stanno causando tra i medici Ospedalieri profonda insoddisfazione lavorativa fino a vere e proprie sindromi di burnout in percentuale maggiore rispetto alle altre professioni.

Quanto scritto da noi è stato utilizzato con libera associazione ad altri e diversi concetti da : ANSARepubblica, QuiCosenza,

Mentre molte Aziende, ai fini stessi della produttività, si pongono sempre più il problema di soddisfare il "benessere sul lavoro in senso lato", nella maggior parte delle Aziende Sanitarie italiane l'analisi della qualità della vita dei propri dipendenti - ed in particolare dei Medici - non viene neppure presa in considerazione.  In quelle Aziende Sanitarie dove si affronta lo studio del progressivo disagio e della disaffezione dei dipendenti,  nella gran parte dei casi si genera un'ulteriore burocratizzazione senza effetti pratici.

Lo dichiara Alessandro Garau, segretario nazionale del sindacato CoAS Medici Dirigenti, commentando la decisione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità di riconoscere come sindrome del  burnout, il cosiddetto "stress da lavoro".

"Con burnout si intende non solo lo stress da eccessivo lavoro - spiega Garau - ma anche la sensazione che il proprio lavoro non abbia una vera utilità, o per cattiva organizzazione del lavoro, o per il convincimento che il rispetto dei pesanti orari di servizio e degli ormai preponderanti obblighi amministrativi sia del tutto inutile ai fini del risultato derivante dal progetto e processo di cura. Una sensazione di cui fanno esperienza soprattutto i medici delle oncologie, spesso costretti ad assistere al decesso del proprio paziente."

"Inoltre, alla pressione psicologica derivante dalla constatazione che i turni di servizio incidano negativamente sulla vita familiare, alla amarezza che la dedizione alla professione e il rispetto delle incombenze  non vengano adeguatamente riconosciute e premiate,  si aggiunge il mancato  riconoscimento di una retribuzione adeguata.
Per questi motivi, è cominciata già da tempo e si intensifica la fuga dei camici bianchi verso qualsiasi soluzione lavorativa, purché diversa da quella ospedaliera.  Ogni alternativa sembra essere diventata preferibile: alcuni si dimettono e ripartono da zero frequentando i Corsi della Medicina Generica, altri abbandonano le Strutture pubbliche  per quelle private, alcuni emigrano all'estero,  qualcuno  cambia del tutto professione.  E' significativo che in percentuale crescente abbandonino una retribuzione certa per una incerta.