Co.A.S. Medici Dirigenti

Associazione di medici dipendenti ospedalieri Organizzazione di categoria di Medici Ospedalieri Dipendenti dal S.S.N.

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Rifiuta trasfusione a Caserta

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SU MANCATA TRASFUSIONE PER SCELTA DEL PAZIENTE

MEDICI OSPEDALIERI SOLI, OCCORRE TUTELARLI DI FRONTE

A SCELTE DIFFICILMENTE SPIEGABILI.

I MEDICI DEL SSN SONO ASSUNTI PER TUTELARE

LA VITA, NON PER ASSISTERE IMPOTENTI A

MORTI EVITABILI

E' accaduto in provincia di Caserta, con una donna di 70 anni
che ha rifiutato la trasfusione per una imponente emorragia
determinata da una gastrite emorragica.
Questo rappresenta l’ennesimo caso di un medico lasciato
solo a prendere decisioni difficili, senza la giusta tutela:
viene da chiedersi cosa possa fare un medico costretto da un
lato dal dettato dell'etica professionale e dal suo contratto
professionale di salvare delle vite, e dall'altra parte dal rispetto
della volontà della paziente, espressa chiaramente ma basata
esclusivamente su opinioni religiose, discutibili e personali.

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E' necessario ricordare che il rifiuto delle trasfusioni di sangue è motivata dai Testimoni di Jeova sulla traduzione - non condivisa da tutti -  e relativa interpretazione di un testo in aramaico risalente a 3000 anni fa, giunto sino a noi attraverso traduzioni in greco antico; inoltre all'epoca non si aveva alcuna conoscenza del sangue e della sua funzione.

Queste forme di mancata garanzia e tutela sono uno dei motivi capaci di spingere i camici bianchi a evitare l'assunzione e fuggire dal sistema sanitario; anche il parere del Giudice, espresso in urgenza, non esclude un successivo procedimento richiesto dai Parenti del defunto.
Tutti i Medici sanno che nelle situazioni di emorragia acuta profusa esistono solo due possibilità di trattamento: l'arresto chirurgico della emorragia o le ripetute trasfusioni di sangue e plasma.

Da quanto emerge al momento dalle notizie come pubblicate dai media, pare che i parenti della paziente (marito e figlie) abbiano già intenzione di denunciare il chirurgo per non aver praticato alla paziente l'eritropoietina, che -  sappiamo bene -  non trova alcuna indicazione nei casi iperacuti; per tale motivo esprimiamo la piena solidarietà al Collega Primario che, peraltro, rischia ora un processo. Nei Medici rimane quindi la sensazione che non possa esserci soluzione: la denuncia arriverà sia che il medico accetti di sottostare alle richieste del paziente, sia che agisca come gli detterebbe la sua etica.

Riteniamo che un paziente sia libero di rifiutare le cure.
Allora dovrebbe essere altrettanto doveroso tutelare il medico dipendente del S.S.N. dal rischio di qualsiasi conseguenza legale. Sono troppi i casi in cui i medici vengono sottoposti a lunghi procedimenti giudiziari, spesso basati su considerazioni del tutto aleatorie, capaci in ogni caso di distruggere la vita professionale e familiare di quel Medico, seppure solo per aver seguito le volontà chiaramente espresse da una paziente. Tutta la narrativa sulla Sanità di questi ultimi anni, testimonia come si sia trasformata la professione medica e quanto sia diventato più difficile il lavoro di medico ospedaliero non certo per le nuove acquisizioni, ma per l'aggressività dei Pazienti nei confronti dei risultati finali;  l'effetto è lì sotto gli occhi di tutti:  i Giovani Medici accettano sempre più l'idea di emigrare piuttosto che lavorare negli ospedali italiani, e non è un caso che i medici italiani siano definiti come i più stressati d'Europa.

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