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Cassazione docet

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CASSAZIONE DOCET

 

Gli interventi chirurgici il cui esito è senza speranza non devono essere tentati

anche se esiste il consenso del paziente”

(Corriere della Sera del 09/04/2011)

Così cominciava l'articolo del Corriere della sera posto in prima pagina sul caso clinico della signora 44enne deceduta in seguito ad un intervento per un tumore del pancreas in fase avanzata. Il noto chirurgo che eseguì l'intervento è stato condannato anche nell'ultimo grado di giudizio portando la Corte ad esprimere una valutazione sulle scelte mediche che tutti noi siamo chiamati quasi quotidianamente a fare di fronte a situazioni cliniche difficili.

E la Corte di Cassazione (a quanto riportato dal Corriere) emette un preciso termine di sei mesi per quanto riguarda il limite oltre cui non intervenire per non incorrere nel reato di accanimento terapeutico. Insomma, se l'intervento va bene il chirurgo è un santo o un santone, sappia però che se l'intervento evolvesse in modo sfavorevole, non godrà di alcuna attenuante davanti ad un Tribunale.

Sulla vicenda è doveroso un dibattito tra tutti i medici e i chirurghi, soprattutto tra quelli che sono chiamati ormai tutti i giorni a compiere interventi più o meno impegnativi su anziani, su pazienti neoplastici in fase terminale, su cerebrolesi o altri tipi di pazienti gravi. Su queste persone siamo spesso sollecitati dai parenti e dai conoscenti del malato ad eseguire interventi per strappare qualche giorno di vita in più allungando talvolta solo la sofferenza.

Quali sono i confini del lecito ?

E l'utilità o l'eventuale inutilità, che sono alla base del giudizio di legittimità di un intervento, in quanto derivanti da valutazioni statistiche esperienziali su gruppi di pazienti, sono da ritenersi applicabili al singolo paziente ?

Mi sembra questo il primo punto da stabilire, perché la Corte di Cassazione ha sentenziato proprio questo, ha applicato al singolo caso una percentuale statistica di sopravvivenza, in antitesi con la nostra cultura secolare di individualismo basato sull'irrinunciabilità della vita che la Chiesa e il nostro naturale istinto di autoconservazione ci portano a valutare come un valore fondante della nostra Società.

 

Le Vostre considerazioni possono essere indirizzate alla casella di posta del sito e verranno pubblicate nella sezione “opinioni”.

 

A.G.